Fondazione Alfaparf presenta Bergamaschi
La mostra fotografica Bergamaschi è il primo progetto della neonata fondazione del gruppo multinazionale Alfaparf Milano. Un racconto visivo sincero che attraverso le immagini del fotografo di moda Paul Maffi fissa fisionomie, ambienti, persone e una Bergamo laboriosa, fiera, inclusiva e proiettata al futuro. La mostra è realizzata in collaborazione con Fondazione Teatro Donizetti.
Con uno sguardo sempre attento al suo territorio di origine, la provincia di Bergamo, la neonata Fondazione del gruppo multinazionale Alfaparf Milano presenta dal 3 al 24 giugno 2023 la mostra fotografica Bergamaschi, in collaborazione con Fondazione Teatro Donizetti. Ideata e realizzata in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, esposta nelle sale del Teatro Donizetti in concomitanza con la manifestazione Donizetti Night, Bergamaschi presenta una galleria di circa quaranta ritratti in bianco e nero e a colori, attraverso cui il fotografo di moda Paul Maffi, newyorkese di adozione ma bergamasco di origine, racconta e celebra lo spirito della città, indagandone la natura più intima e profonda. Un affresco moderno di una Bergamo laboriosa, contemporanea, che sa essere riservata ma accogliente, che attraverso l’inclusione e la dignità del lavoro può e vuole dare spazio a tutti e della diversità fa una forza.
«Come Fondazione, abbiamo deciso di inaugurare il calendario delle nostre attività esordendo con un progetto culturale nato e realizzato nell’ambito della nostra città, dove tuttora siamo presenti con uno dei nostri maggiori siti produttivi, nell’anno delle importanti celebrazioni come Capitale della Cultura. Perché la cultura è dialogo, confronto, prospettiva: deve essere trasversale e offrire uno sguardo di incontro tra presente, passato e futuro. Gli scatti che presentiamo in mostra ricalcano la nostra storia, fatta di persone, attenzione, cura dello sguardo e sensibilità al racconto – dichiara Attilio Brambilla, Presidente della Fondazione Alfaparf che persegue finalità di interesse generale, solidarietà, utilità sociale, didattiche e di promozione umana in favore di categorie svantaggiate, nonché di valorizzazione dell’arte e della cultura – Grazie al lavoro di coordinamento e organizzazione di Daniele Zappella, la mostra Bergamaschi diventa occasione di una raccolta fondi destinata al reparto di pediatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e a La Casa di Leo, il progetto di housing sociale dell’associazione EOS.»
Bergamaschi, la mostra fotografica
“Io sono bergamasco, in ginocchio mi vedrai solo per allacciarmi le scarpe”.
Ben più di un pensiero individuale, questa frase sincera e orgogliosa che campeggiava sulle vetrine di una macelleria durante il periodo di lockdown, è stata la scintilla da cui è nata l’idea, come raccontano Paola Foresti ed Emiliano Rainoldi, Direttori artistici della mostra: «La luce di Bergamo sono innanzitutto le sue persone, i bergamaschi. Instancabili, spesso contenuti, abituati ad andare avanti. Attraverso lo sguardo del tutto personale di Paul Maffi e nell’anno che celebra Bergamo e Brescia Capitale della Cultura abbiamo cercato di restituire una fotografia dell’anima bergamasca attraverso i volti del vivere quotidiano. Una narrazione visiva fatta di immagini intime, eleganti, non convenzionali e soprattutto mai scontate, che vuole celebrare le persone nella loro autenticità.»
Sono nati così quaranta ritratti di artigiani, operai, bottegai, artisti, studenti. Donne e uomini di diversa età e professione: persone che risultano familiari e che, colte nella loro spontaneità e naturalezza, raccontano una parte dell’essenza di un’intera comunità. Costanza, umiltà, forza, gentilezza, creatività, determinazione, appartenenza traspaiono da questi volti che, insieme, rappresentano la natura più profonda e fondante di questa città. E se da un lato l’armonia raggiunta dai ritratti di Maffi allude all’equilibrio di persone comuni che vivono e lavorano nel territorio, a simboleggiare uno spirito orobico ancor poco conosciuto al di fuori dei confini della città, dall’altro il lavoro del fotografo indugia su aspetti introspettivi e intimi. Quel carattere che è emerso con forza durante il periodo recente più buio della città: una tempra che saprà tenere le luci accese anche quando i riflettori di questo anno speciale si abbasseranno.
Fondazione Alfaparf ha affidato il progetto di allestimento alla designer Katrin Arens che, dopo aver scelto Bergamo come casa, dal 1997 ha fatto della valorizzazione delle maestranze del territorio la sua cifra artistica. L’inedito supporto delle fotografie, realizzato artigianalmente, è caratterizzato da fogli sottili e metallici uniti tra loro da giunture invisibili che ridisegnano lo spazio espositivo.