ODISSEA – UN VIAGGIO SENZA META
Dopo il successo di “Dante 700”, la grande opera di Omero nella nuova mostra virtuale di Fondazione Creberg
Bergamo, 11 marzo 2021 – Nell’ambito dell’articolato programma culturale pianificato per il 2021 – dopo il grande apprezzamento ricevuto per il film dedicato a “Dante 700” e a significativi personaggi della Divina Commedia – Fondazione Creberg omaggia la grande opera di Omero con una mostra virtuale presentando al pubblico, in un video della durata di circa trentacinque minuti, vicende e personaggi dell’Odissea, dai più importanti ai meno noti, tutti molto attraenti per la peculiarità e l’originalità delle loro vicende.
Un percorso virtuale che alterna i versi – selezionati da alcuni Canti del poema – con suggestive illustrazioni tratte da opere di Giuseppe Albergoni, artista informale caratterizzato da un ermetismo virtuoso e ricercato.
Nel docufilm vengono “narrati e raccontati” personaggi e vicende appartenenti al poema omerico quali Calipso, Nausicaa, Polifemo, le Sirene, Euriclea, il viaggio di Telemaco, la reggia di Alcinoo, il viaggio di Ulisse nell’Ade, l’anima del Tebano Tiresia, la Strage dei Pretendenti, il sonno soave di Penelope e Odisseo, Atena (“Dea dagli occhi lucenti”).
Il docufilm nasce da un progetto di Angelo Piazzoli e di Enzo Noris – in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Bergamo – con l’organizzazione di Manuela Belotti e Sara Carboni di Fondazione Creberg. I testi tratti dal poema omerico sono recitati dall’attrice Giulia Manzini; le musiche sono state composte ed eseguite da Alessandro Fabiani, musicista bergamasco di rilevo internazionale. L’elaborazione grafica è di Eleonora Valtolina.
Dal 12 marzo 2021, il video verrà reso disponibile al pubblico attraverso la newsletter di Fondazione Creberg e i suoi canali social (Facebook, Instagram, YouTube); da tale data sarà in ogni momento accessibile dal sito www.fondazionecreberg.it cliccando sull’apposito banner o visitando la sezione “Eventi virtuali – Mostre virtuali”. 2
Il link per il collegamento a YouTube è il seguente:
«Siamo davvero felici – evidenzia Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Creberg e ideatore del progetto – di presentare questo film che rientra nella nostra programmazione di eventi virtuali. Le illustrazioni del Maestro Albergoni, la recitazione della talentuosa Giulia Manzini, insieme alle musiche di Alex Fabiani, accompagnano i nostri “visitatori a distanza” alla scoperta di un’opera di elevato livello culturale, in un contesto di soavità e, nel contempo, di rigore grazie alla collaborazione con la Società Dante Alighieri».
«Perché vale la pena tornare a leggere e a rivisitare l’Odissea? Perché ogni viaggio è sempre un ritorno. – evidenzia il prof. Enzo Noris, Presidente del Comitato di Bergamo della Società Dante Alighieri – È questa, tra le altre, la ragione che collega Dante all’Odissea: anche il viaggio di Dante infatti è un nòstos, come quello di Odisseo. È lo stesso Dante a raccontarlo quando, all’inizio del Purgatorio, all’amico musico Casella (una sorta di “aedo” medievale?) dice: “Casella mio, per tornar altra volta / là dov’io son, fo io questo viaggio”. Ma come? Per tornare dove io sono, cioè nel luogo che rappresenta l’approdo alla salvezza, faccio questo viaggio. Dove io sono: espressione da interpretare non solo in senso spaziale-locale ma esistenziale; vale a dire: mi sono messo in viaggio per compiere un faticoso itinerario di purificazione e di espiazione che mi condurrà a realizzare in pienezza il mio destino. Ulisse-Odisseo come Dante? Certo, ma insieme alle molte analogie ci sono anche molte differenze. Quello di Dante più che un viaggio è un pellegrinaggio e non ai “luoghi santi” cari alla cristianità medievale ma a quelli che appartengono ad una dimensione altra, trascendente, ultramondana e che rappresentano il destino di ciascun uomo, un punto di ritorno universale».
«Le suggestive immagini – prosegue Piazzoli – sono tratte dalle opere di una nostra esposizione dedicata all’Odissea che ci ripromettiamo di presentare “in presenza”, in veste itinerante, quando la situazione sanitaria lo consentirà. L’intonazione di fondo dell’opera di Albergoni è un sostanziale ermetismo che richiede, a chi guarda i dipinti, una attività di ricerca e di introspezione che, andando al di là della prima impressione, consente di cogliere i piani e i soggetti – di primo acchito invisibili – apprezzando la sottostante rarefatta profondità intellettuale. Lo abbiamo percepito nella mostra “Memorie emotive” che proponemmo a Bergamo, al Centro San Bartolomeo, nell’ottobre 2016, lo 3
constatiamo ora con le intense opere dedicate a “Odissea”. L’artista ci impone un itinerario mentale di approfondimento che ci invita ad andare oltre l’apparenza, a ricercare un messaggio, un’essenza, un approdo – di forte valenza etica o estetica – che egli pone nel recondito del dipinto, quasi criptandolo, per metterlo a disposizione solo di chi voglia mettersi in gioco».
«Le ortogonalità su cui si fonda da sempre il lavoro di Albergoni – spiega Selene Carboni, Curatrice della mostra con Angelo Piazzoli – lasciano spazio alla sperimentazione: il sapiente uso dei materiali, dal legno al gesso, dal tessuto al pastello, dalla tempera all’inchiostro, trovano spazio in un piccolo formato rettangolare che richiama alla mente la sezione aurea, la proporzione divina. Superfici sovrapposte, collage, texture inusuali, macchie di colore evocano, in modo semplice ma cristallino, un avvenimento o un luogo scelto intenzionalmente dall’artista. La semplificazione nella resa della complessità dell’opera originale è volta ad aiutare il fruitore nella metabolizzazione delle sue diverse sfaccettature. Semplificare significa scomporre ciò che è difficile e le opere di Albergoni comunicano molto di più di quello che l’immagine descrive a livello cognitivo. La lettura si fa simbolica e si compie il trasporto di significato necessario a passare da una forma d’arte ad un’altra, dalla pittura alla poesia».
«In Odissea – conclude Angelo Piazzoli – proponiamo un percorso intenso, dal contenuto stimolante e dall’esito appagante per chi voglia accettare una sfida intellettuale. Il carattere informale delle opere ci mette a disposizione spazi sconfinati di evocazione, lasciando piena libertà al nostro pensiero che – nell’ascoltare i versi omerici – può librarsi nell’immaginare, senza vincoli precostituiti, ciò che ci viene poeticamente narrato, tornando a noi stessi e alle nostre origini. L’intrigante chiave esistenziale del ritorno è il vero approdo, quale riluce nel Quinto canto di Odissea: “Così desidero e voglio ogni giorno / giungere a casa e vedere il dì del ritorno”, facendoci sperimentare, secondo le parole di Proust, che “il vero viaggio di scoperta non consiste nello scoprire nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”».
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