Carlo Mazzoleni: la guerra mette in discussione la ripresa
Nel 2021 le imprese recuperano la propensione a investire, ma la guerra apre nuove incertezze
Due imprese industriali su tre hanno investito nell’anno.
Rinnovati soprattutto impianti e apparecchiature obsolete. La guerra rimette in discussione le aspettative di investimento espresse per il 2022
Le imprese bergamasche, pur con intensità diversa a seconda del settore, hanno recuperato significativamente la propensione a investire nel 2021 – questa è la sintesi dall’approfondimento sul tema realizzato dalla Camera di commercio nel mese di gennaio.
Circa due imprese industriali su tre, anche in virtù delle maggiori dimensioni, hanno realizzato investimenti nel 2021, mentre negli altri comparti tale quota si ferma a un terzo circa. Nel manifatturiero industriale e artigiano la crescita rispetto al 2020 è stata significativa, mentre si è rivelata più limitata nel commercio al dettaglio e nei servizi. I motivi sono che il primo aveva mostrato una caduta modesta nel 2020, mostrandosi più resiliente agli effetti della pandemia, mentre i secondi hanno subito le conseguenze più pesanti della crisi e non sono ancora riusciti a recuperare i livelli del 2019.
In tutti i settori le imprese bergamasche evidenziano una propensione a investire superiore o in linea a quella riscontrata a livello regionale. I dati di contabilità nazionale evidenziano una rapida ripresa degli investimenti nel 2021 grazie alle politiche di sostegno messe in campo per arginare la crisi, sebbene il nostro Paese continui a scontare un ritardo nei confronti dei principali paesi europei.
Riguardo la composizione degli investimenti, cresce la componente materiale, soprattutto per quello che riguarda impianti, macchinari e veicoli. Cala invece nella maggior parte dei comparti la quota investita in attrezzature informatiche, dopo la forte crescita registrata nel 2020 anche per via della diffusione del lavoro agile.
La finalità prevalente alla base degli investimenti è il rinnovamento di impianti e apparecchiature obsolete, ma emergono specificità settoriali legate alle esigenze di aumentare la capacità produttiva e di attivare nuovi business o potenziare l’attività con nuovi strumenti.
Le imprese che non hanno realizzato investimenti nel 2021 dichiarano motivazioni legate soprattutto alla mancanza di una reale esigenza o a una diversa pianificazione temporale, per cui gli investimenti sono già stati realizzati negli anni precedenti o sono programmati per i successivi. Rispetto all’anno precedente diminuiscono invece le indicazioni relative a prospettive di mercato incerte o alla mancanza delle risorse necessarie: emerge quindi un quadro economico-finanziario più solido dopo la crisi del 2020.
Gli imprenditori sono al momento tiepidi sulle possibili ricadute positive del PNRR sul proprio settore di attività, in attesa probabilmente di maggiori indicazioni su modalità e tempi di attuazione. Si rileva un maggior ottimismo nel campione industriale, che si divide in tre gruppi sostanzialmente equivalenti tra imprese che si aspettano effetti positivi o molto positivi, effetti scarsi o nulli e imprese che non sono al momento in grado di fare una valutazione. In generale sono soprattutto le imprese di maggiori dimensioni a esprimere fiducia nella propria capacità di cogliere le opportunità derivanti dalla realizzazione del Piano.
La guerra tra Russia e Ucraina rimette tuttavia in discussione le aspettative positive di investimento espresse dalle imprese per il 2022.Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Dopo un 2020 caratterizzato dall’incertezza e dall’impossibilità di pianificare, nel 2021 le imprese hanno ripreso a investire. All’epoca della rilevazione prevedevano di mantenere alto il livello per l’anno in corso, ma l’attacco russo all’Ucraina ha generato una nuova ondata di incertezza sugli scenari economici che rimette in discussione la visione di solo poche settimane fa.”
Bergamo, 2/3/2022