Il restauro del dittico di Francesco Codino
Un progetto sviluppato da due delle istituzioni della città, nell’ambito delle celebrazioni di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, che sottolinea la forte connessione tra arte e gastronomia.
Se è vero che i grandi nomi dell’arte figurativa hanno spesso dedicato al cibo un ruolo da protagonista nelle loro opere, è altrettanto vero che oggi l’esecuzione di un piatto di haute cuisine è spesso riconosciuta come un vero e proprio virtuosismo.
Un connubio, quello tra cibo e arte, che ha trovato una sua espressione ancora più compiuta grazie alla sinergica collaborazione tra la Famiglia Cerea di Da Vittorio – dinastia gastronomica che ha portato Bergamo a diventare una destinazione per tutti i gourmand del mondo – e Accademia Carrara, il museo più importante della città. Come? Attraverso il restauro di due opere, oggi disponibili al pubblico nelle sale della Pinacoteca.
Sin dall’annuncio dell’elezione di Bergamo e Brescia a Capitale Italiana della Cultura per il 2023, la Famiglia Cerea ha espresso il desiderio di contribuire alle celebrazioni di questo importante riconoscimento, attivandosi concretamente nella tutela del patrimonio artistico del territorio. Da qui il dialogo avviato con Accademia Carrara per individuare l’opera che necessitasse di interventi di restauro e che nel contempo descrivesse al meglio quel rapporto tra arte e gastronomia di cui Da Vittorio è uno degli interpreti contemporanei più ispirati, in Italia e nel mondo.
La scelta è ricaduta sul dittico composto da Canestra di agrumi, castagne, corbezzoli e alzatina metallica con dolcetti e Fruttiera di porcellana, piatto con limone e alzatina con prugne, realizzato dall’artista tedesco Franz Godin, attivo nella prima metà del XVII secolo. Il fatto che si firmasse spesso con il nome italianizzato di Francesco Codino fa pensare che il maestro sia giunto nel Nord Italia intorno al 1620, trovando in Lombardia – in particolare tra Milano e Bergamo – collezionisti inclini ad acquistare nature morte di gusto dichiaratamente nordico.
Giunti in Accademia Carrara nel 1982 con il dono Locatelli-Moroni, i dipinti hanno da subito assunto un ruolo rilevante nella collezione, come importanti esempi della natura morta italiana e europea. Franz Godin (Francoforte, 1590 – Lombardia, 1635 ca.) è un autore raro e misterioso, di lui si hanno poche notizie documentarie e, ancora oggi, la sua produzione è conservata prevalentemente in collezioni private, e con poche eccezioni nelle istituzioni museali. Nato probabilmente a Francoforte intorno al 1590, la sua attività pittorica è documentata esclusivamente in Lombardia, tra gli anni ’20 e gli anni ’30 del Seicento, periodo al quale risalgono alcuni dei suoi lavori firmati con il nome italiano “Francesco Codino”.
Gli esemplari di Accademia Carrara compongono un pendant di nature morte che sviluppano il tema della stagionalità e della ricchezza dei prodotti della cucina. Una fruttiera in preziosa porcellana cinese e una canestra di frutta, rispettivamente posizionate accanto a un’alzatina finemente cesellata, caratterizzano i due dipinti che restituiscono fiori, frutta, animali e dolciumi con l’analitica precisione della pittura del nord Europa.
Le operazioni di restauro, condotte da Barbara Ferriani, si sono dapprima concentrate sull’usura del supporto ligneo e sulla sostituzione delle traverse di sostegno e solo successivamente sulla pulitura finale della superficie pittorica, con stuccatura delle lacune, reintegrazione pittorica e verniciatura finale delle superfici.
Oltre al valore intrinseco delle due opere, la Famiglia Cerea ne ha sostenuto il restauro perché ha trovato con il pittore tedesco un’ulteriore “affinità”: Nonostante nel nostro Paese sia conosciuto come Codino, abbiamo subito notato l’assonanza tra il cognome Godin e il verbo godere, che rimanda al piacere della vita, quello che cerchiamo di dare ogni giorno attraverso i nostri piatti. A legarci a questo dittico, che sviluppa il tema della stagionalità e della ricchezza di prodotti che si possono trovare anche oggi nelle nostre cucine, è un approccio comune all’interpretazione della materia. La pesca melba, le castagne, gli agrumi, il corbezzolo, protagonisti del dittico, sono ingredienti che ci stanno ispirando nella realizzazione di nuove ricette.
Valorizzare il patrimonio della Carrara significa prendersene cura, conservarlo e renderlo accessibile a pubblici sempre nuovi. Siamo un museo aperto, vivace, contemporaneo nella sua capacità di parlare a tutti, forte di una progettualità sviluppata da altissime competenze e da consolidate relazioni con la città, il territorio e il mondo. Aprire le nostre porte è un valore irrinunciabile, che ci impegna costantemente e che passa anche attraverso partnership come quella con Da Vittorio. La Carrara e la famiglia Cerea lavorano entrambe su una dimensione internazionale partendo, con consapevolezza, da Bergamo dove restano le radici e il cuore. E questo un altro elemento che le accomuna e che porterà, ne sono convinto, a future e nuove collaborazioni. Gianpietro Bonaldi, General Manager Accademia Carrara
“La convivialità è un valore fondante della nostra visione” spiegano i Cerea. “E crediamo che circondarsi di bellezza renda ancora più piacevole questa esperienza. Ringraziamo dal profondo del cuore Accademia Carrara per averci offerto l’opportunità di legare anche il nostro nome a Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura Italiana 2023, riportando allo splendore due opere che raccontano non solo la storia del territorio, ma in fondo anche l’identità della nostra famiglia”.
Attraverso questa partnership, Da Vittorio continua a testimoniare la propria volontà di restituzione – in primis – alla comunità bergamasca, che sostiene e frequenta il ristorante sin dalla sua fondazione nel 1966 a opera di Vittorio Cerea.
Nel corso degli ultimi anni, in più occasioni la Signora Bruna Cerea e i figli hanno rinnovato il proprio impegno a favore della cittadinanza: nel 2017, la nascita della Vittorio Cerea Academy, indirizzo alberghiero all’interno dell’Istituto Professionale Guido Galli, cui segue anche l’assegnazione di borse di studio a favore degli studenti più meritevoli; nel 2020, nelle fasi più cruente della pandemia da Covid che vedono Bergamo tristemente protagonista, Da Vittorio mette a disposizione della Protezione Civile la propria esperienza e rete di relazioni, servendo fino a 1.500 pasti al giorno al personale dell’Ospedale da Campo degli Alpini e distribuendo, in collaborazione con il Comune di Bergamo, le eccedenze alimentari alle famiglie più bisognose, per un totale di 16.000 persone raggiunte. A sottolineare il legame con il territorio e la valorizzazione delle sue bellezze è infine la gestione dell’offerta gastronomica presso l’ex Monastero di Astino dove, accanto all’estivo di Cavour 1880, oggi si affianca Cavour 1880 al Brolo – Trattoria tra amici.