Industria: a inizio 2023 la produzione non cresce
Prosegue ancora il trend positivo dell’artigianato
Dopo due anni e mezzo di crescita ininterrotta, si ferma il trend positivo della produzione manifatturiera dell’industria bergamasca: nel primo trimestre 2023 la variazione congiunturale, ossia calcolata rispetto al trimestre precedente, risulta infatti nulla per le imprese industriali con almeno 10 addetti. Continua a crescere invece la produzione delle imprese artigiane con almeno 3 addetti, che archivia un incremento trimestrale pari al +1,1%.
Su base annua, entrambi i comparti manifatturieri registrano ancora una variazione positiva (+2,3% per l’industria e +5,5% per l’artigianato), ma per l’industria è evidente la tendenza al rallentamento. Ciononostante le previsioni delle imprese industriali si mantengono lievemente positive, confermando i livelli di fiducia di fine 2022, anche sulla scorta dei dati incoraggianti che segnalano una ripresa degli ordini, mentre gli imprenditori artigiani evidenziano un miglioramento delle aspettative.
Di fronte a un quadro congiunturale nazionale e internazionale caratterizzato da luci e ombre, con progressi sul fronte dei costi degli input produttivi e un deterioramento per quello che riguarda invece i mercati finanziari e le condizioni di accesso al credito, le imprese manifatturiere della provincia sembrano conservare comunque un cauto ottimismo.
Il 2023 si apre per l’industria bergamasca con una variazione della produzione su base annua pari al +2,3%, in rallentamento rispetto alla crescita evidenziata nel 2022, che aveva registrato un incremento medio del +5,7%. Facendo invece il confronto con il trimestre precedente, la variazione congiunturale risulta nulla per la prima volta dopo dieci segni positivi consecutivi, evidenziando un appiattimento dell’indice provinciale della produzione, che si attesta a quota 121,6. I dati provinciali risultano allineati alla media lombarda: anche a livello regionale si registra una “crescita zero” dell’indice della produzione rispetto al trimestre precedente, con una variazione su base annua molto simile (+2,5%). Spostando invece il termine di paragone rispetto al periodo pre-Covid, a Bergamo l’incremento della produzione risulta un po’ più marcato (+12,8% vs +11,9% lombardo).
A livello settoriale la meccanica continua a essere il settore predominante dell’industria bergamasca sia in termini di dimensioni, rappresentando oltre la metà del campione, sia in termini di performance, registrando una crescita più significativa della media. Maggiori difficoltà si riscontrano in settori energivori, come la siderurgia e la chimica, e nel tessile, che si conferma il settore più in ritardo tra quelli del comparto moda nel percorso di recupero post-Covid.
A differenza della produzione, il fatturato continua a crescere anche su base congiunturale (+1,6%), sulla scorta dell’aumento significativo che ancora caratterizza i prezzi dei prodotti finiti praticati dalle imprese (+3,4%). Va però sottolineato come l’incremento dei listini stia comunque rallentando, con una variazione che si è fortemente ridotta nel corso dell’ultimo anno, in maniera analoga a quanto avviene sul fronte dei costi, dove l’incremento dei prezzi degli input produttivi ha registrato nell’ultimo trimestre una variazione congiunturale del +3% (era il +15,8% a inizio 2022).
Un segnale positivo giunge dal fronte degli ordinativi, che dopo un anno di stazionarietà registrano in questo trimestre un incremento congiunturale significativo (+4,8%), in particolare per quelli provenienti dai mercati esteri. Le valutazioni sulla consistenza delle scorte indicano invece un ritorno a una situazione di normalità, dopo le tensioni che avevano caratterizzato il periodo di emergenza sanitaria, anche per via delle interruzioni che si erano verificate lungo le catene di fornitura: sia per le materie prime che per i prodotti finiti il saldo tra giudizi di eccedenza e scarsità registra valori lievemente negativi in linea con quelli pre-Covid.
Il numero di addetti delle imprese industriali torna a registrare una variazione positiva tra inizio e fine trimestre (+0,9%), dopo il calo che aveva caratterizzato la fine del 2022 (-0,4%): si tratta di una dinamica normale dovuta alla chiusura dei contratti con durata annuale a dicembre e alla loro riapertura a gennaio. Al di là delle oscillazioni legate agli effetti stagionali la tendenza di fondo si conferma comunque positiva, come già evidenziato nel biennio 2021-2022. Stabile l’utilizzo della Cassa Integrazione, che ha riguardato il 6,2% delle imprese del campione.
La battuta d’arresto della produzione non sembra influenzare le aspettative degli imprenditori industriali, che confermano sostanzialmente il livello di fiducia registrato lo scorso trimestre: il saldo tra previsioni di aumento e diminuzione resta positivo per produzione (+4), occupazione (+9) e domanda estera (+6), registrando un valore nullo solo per quanto riguarda la domanda interna, che mostra però un progresso rispetto ai trimestri scorsi. Dopo essersi deteriorate nella parte centrale del 2022, quando l’impennata dei costi energetici aveva fatto presagire concreti rischi di interruzione della produzione, le aspettative sono migliorate a fine anno, con gli imprenditori che reputavano scongiurato il rischio di una recessione. Il settore industriale si è quindi mostrato resiliente ai numerosi shock che hanno caratterizzato l’ultimo anno, con una produzione che non è diminuita, per quanto abbia progressivamente rallentato fino a smettere di crescere. Sull’evoluzione futura le valutazioni restano prudenti, ma sono compatibili con il proseguimento di una fase di stazionarietà o di lieve crescita.
Il quadro congiunturale risulta diverso per l’artigianato, dove la produzione continua a crescere sia nel confronto su base annua (+5,5%, in linea con quanto registrato a fine 2022) sia rispetto al trimestre precedente (+1,1% dopo il +1,5% della scorsa rilevazione). Si tratta di una tendenza registrata anche a livello regionale, dove tuttavia gli incrementi risultano meno marcati (+4,1% la variazione congiunturale e +0,6% quella congiunturale). Il numero indice provinciale della produzione raggiunge così quota 116,4, con una crescita complessiva del +13% rispetto al livello pre-Covid; in Lombardia tale aumento si limita al +7,8%.
I prezzi di materie prime (+7,5% congiunturale) e prodotti finiti (+5,7%) mostrano una velocità di marcia ancora significativa e più marcata rispetto al comparto industriale, ma anche per l’artigianato è evidente un fenomeno di rientro dei tassi di crescita, che si sono circa dimezzati nell’ultimo anno.
L’aumento dei listini favorisce la dinamica del fatturato (+1,6%), che continua a crescere più velocemente rispetto alla produzione, mentre gli ordinativi proseguono la tendenza positiva degli ultimi trimestri, con incrementi congiunturali di entità progressivamente maggiore (+2% dopo +1,8% e +1,5%).
Anche per il settore artigiano le valutazioni sulle scorte segnalano, al netto delle oscillazioni trimestrali, valori in linea con quelli della serie storica pre-Covid, caratterizzati comunque da una prevalenza di indicazioni di scarsità (saldo pari a -11,2 per le materie prime e -8,9 per i prodotti finiti) vista la maggiore tendenza delle imprese artigiane a lavorare in un’ottica di breve periodo. Proprio questa flessibilità potrebbe aver rappresentato un vantaggio in un periodo caratterizzato da forti oscillazioni dei costi di produzione e difficoltà di reperimento dei materiali, spiegando almeno parzialmente la migliore perfomance del settore artigiano rispetto a quello industriale, caratterizzato da maggiori necessità di pianificazione.
Anche le imprese artigiane registrano un saldo occupazionale positivo nel primo trimestre (+1%) a seguito della flessione evidenziata nel trimestre precedente (-0,6%), confermando la lieve tendenza alla crescita già registrata nel 2022. La percentuale di imprese che dichiara di aver fatto ricorso alla Cassa Integrazione è pari all’1,7%, stabile negli ultimi trimestri.
Le aspettative degli imprenditori artigiani proseguono il trend di miglioramento già evidenziato a fine 2022, con saldi tra previsioni di aumento e diminuzione lievemente positivi per occupazione (+1) e domanda estera (+2) e valori che si riportano prossimi allo zero per produzione (-2) e domanda interna (-5). Nel corso del 2022 gli artigiani si erano mostrati maggiormente pessimisti, sebbene tali preoccupazioni non abbiano poi trovato riscontro nei dati a consuntivo.
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “La produzione industriale, che da due anni mostrava una tendenza al rallentamento, tocca la crescita zero con il primo trimestre dell’anno sia in Lombardia che a Bergamo. Ciononostante, il fatturato e gli ordini, spinti soprattutto dalla domanda estera, continuano a crescere e le aspettative delle imprese rimangono positive. L’artigianato mostra una buona performance, con una produzione lievemente maggiore rispetto alla Lombardia.”