News24/09/2021

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Nel mese di maggio 2021 il prof. Franzini si reca in un importante ospedale di Milano per offrire il suo ausilio terapeutico a un paziente affetto da Covid, previa autorizzazione dell’azienda ospedaliera. Quasi certamente è in quella sede che Franzini contrae il coronavirus, a causa dell’altissima concentrazione virale che, come è noto, si produce nei reparti specialistici destinati ai malati di Covid. La malattia, come sovente accade, esplode in tempi brevissimi e senza alcun preavviso.

Alle prime ore del 12 maggio Franzini viene trasportato d’urgenza in un ospedale di Bergamo. Le sue condizioni sono gravi, con una compromissione polmonare del 90%. Praticamente solo gli alveoli non erano stati intaccati dall’infezione virale che – come si scoprirà dagli esami di laboratorio – era la variante Delta: la più aggressiva.

Al pronto soccorso viene sottoposto a ventilazione tramite CPAP e, poche ore dopo, viene trasferito in terapia intensiva. Il prof. Franzini chiede, da subito, che gli venga praticata l’ossigeno ozono terapia.

Il giorno stesso viene fatta formale richiesta alla direzione dell’ospedale di sottoporre il paziente, in via compassionevole, all’ossigeno ozono terapia secondo la sua volontà dichiarata per iscritto (a cui si aggiunge una corposa documentazione scientifica comprovante la validità della terapia). Alcune persone molto vicine a Franzini (fra cui la moglie Delia, la segretaria Francesca, i medici Luigi Valdenassi e Francesco Vaiano, e l’On. Claudio Pedrazzini, che a suo tempo era stato curato e guarito dal Covid dallo stesso Franzini) si recano dal primario per caldeggiare l’utilizzo dell’ozonoterapia.

Purtroppo l’incontro non ha esito positivo perché l’ospedale non prevede l’ozono fra i suoi protocolli di cura. 

Inoltre – spiega il primario -, a causa delle sue gravi condizioni, il paziente non può essere trasferito presso altra azienda ospedaliera. Verso sera il professore peggiora ulteriormente e si rende necessaria l’intubazione.

Le prassi mediche prevedono che, dal momento in cui un paziente viene intubato, risulta trasportabile. E a quel punto gli amici e i collaboratori di Franzini riescono ad ottenere la disponibilità dell’ospedale di Bergamo a trasferire il paziente presso l’Ospedale S. Carlo di Paderno Dugnano, dove era in uso l’Ozonoterapia e che aveva offerto un prezioso contributo ai lavori scientifici pubblicati sul tema. Tali lavori sono disponibili sul sito www.ossigenoozono.it.

La presidenza dell’Ospedale S. Carlo di Paderno Dugnano, nonché il suo primario, dott. Emiliano Agosteo, si dichiarano, a loro volta, pronti ad accogliere il paziente. E a questo punto viene disposto il trasferimento, dietro approvazione scritta da parte della moglie Delia nonché in base alla forte volontà manifestata dallo stesso Franzini di sottoporsi al trattamento di ozono. 

Il prof. Franzini viene ricoverato presso l’Ospedale S. Carlo nel tardo pomeriggio del 14 maggio. Immediatamente viene sottoposto all’ossigeno-ozono secondo il protocollo medico della SIOOT (Società Scientifica di Ossigeno Ozono Terapia). Il protocollo prevede cinque modalità di trattamento a seconda delle condizioni del paziente. Al professore viene praticata la fase 5 del protocollo, cioè quella prevista per le situazioni più gravi a cui viene sottoposto due volte al giorno.

Il 19 maggio, ossia cinque giorni dopo l’inizio del trattamento terapeutico all’ossigeno ozono, il prof. Franzini viene estubato e dichiarato fuori pericolo. Grande la soddisfazione del primario, dott. Emiliano Agosteo, che aveva preso a cuore la situazione del collega seguendo il professore con scientifica ed umana dedizione.

A partire da quel momento la ripresa è rapida, fino alla dimissione del paziente avvenuta una settimana dopo, per l’esattezza il 28 maggio.

Dal momento della diffusione dell’epidemia virale, il prof. Franzini si è battuto con tutte le sue forze affinché venisse utilizzata l’ossigeno ozono terapia anche nella cura dei malati di Covid. Il dott. Emiliano Agosteo e l’Ospedale S. Carlo di Paderno Dugnano erano stati tra i primi ad aderire all’invito di Franzini. 

Il suo impegno meritorio ha salvato molte vite umane. E per una strana coincidenza del destino, questa sua opera di bene si è riflettuta anche su di lui. 

Franzini ha vissuto in prima persona l’esperienza drammatica di tanti malati di Covid, ed ora è in grado di testimoniare in prima persona l’efficacia dell’ossigeno ozono terapia: salvato tra i salvati grazie al supporto ottenuto grazie a questa pratica medica che apre nuovi orizzonti nel campo della medicina. 

Testimonianza raccolta da Antonio Gaspari Direttore Orbisphera www.orbisphera.org

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