Restaurata e ricollocata la Pala della Vergine Maria
Ricollocata nella sua sede originaria – la Chiesa di San Martino Vescovo di Torre Boldone – la Pala della Vergine Maria con i santi Martino di Tours e Margherita.
La campagna di restauri della Fondazione Credito Bergamasco per l’anno 2023 si è connessa ai progetti di sviluppo a “base culturale” che hanno costituito la sfidadi Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023.
Nel suo storico Progetto “Grandi Restauri”, attivo dal 2007, la Fondazione si èparticolarmente impegnata per consentire il recupero di molte opere d’arte al fine di permetterne al pubblico la massima leggibilità; è questo un tema – a cuiFondazione da sempre tiene molto in una logica divulgativa – particolarmenteimportante nel corso dell’anno 2023 considerate le numerose iniziative svolte o in itinere, tra le quali spiccano aperture straordinarie di chiese e di luoghi storici diBergamo e provincia con percorsi mirati e visite guidate.
Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Creberg, ricorda: Dal 1988, anno
della sua istituzione, la Fondazione Credito Bergamasco è impegnata inmolteplici ambiti di attività, che spaziano dalla salvaguardia del patrimoniostorico e artistico alla promozione e organizzazione di eventi culturali (mostred’arte con l’edizione di cataloghi e di pubblicazioni), dalla sussidiarietà esolidarietà sociale al sostegno alla ricerca medica e scientifica. In particolare, ci siamo molto impegnati nel ripristino di beni culturali. Tra le iniziative di maggiorprestigio, spicca il progetto “Grandi Restauri” iniziato tra il 2007 e il 2008 – e, dunque, particolarmente longevo – risultando molto apprezzatoconsiderata la quantità e la qualità degli interventi di restauro operati».
«In quest’occasione – continua il Presidente – siamo molto lieti di essere accanto alla Parrocchia di San Martino Vescovo di Torre Boldone. Abbiamo restaurato e restituito un’opera molto importante per la devozione dei fedeli che permetterà, fra l’altro, di approfondire gli studi su Filippo Comerio. Un piccolo tesoronascosto che, prima dell’intervento di salvaguardia e di ripristino, versava incondizioni critiche».
Mons. Alessandro Locatelli, Parroco di Torre Boldone, sottolinea la valenza delrestauro che non si limita al versante della salvaguardia del bene, connotandosicon un forte significato culturale e pastorale. «All’origine dell’arte c’è certamenteun’emozione. L’emozione del bello. Qual è la radice di questa emozione? Grazieall’opera d’arte avviene un incontro tra ciò che si porta dentro e l’opera che in qualche modo lo svela, lo esprime, lo anticipa, lo fa nascere».
«Per tutti noi che vediamo questa pala d’altare – prosegue il Parroco – vi è lapossibilità che nasca uno sguardo nuovo sulla chiesa. È lì rimessa a nuovo grazie alla generosa disponibilità della Fondazione Credito Bergamasco e dallacompetente opera da parte del restauratore esecutore Gianbattista MarcoFumagalli in collaborazione con Alberto Sangalli quale restauratore tutor».
Conclude Mons. Locatelli: «È lì nella sua bellezza, nella sua luce, nel suoracchiudere una storia: la storia di fede della nostra comunità di Torre Boldone. È lì da vedere, da contemplare, da ammirare. Sì, perché il mondo ha bisogno di bellezza, di contemplare il mistero attraverso l’arte che narra la storia di un cammino di fede che affonda le sue radici nel passato, vive nel presente, e cimette sulla strada giusta per guardare con speranza il futuro».
L’ARTISTA – FILIPPO COMERIO
Filippo Comerio, nato a Locate (Como) nel 1747, si formò dal punto di vistaartistico prima a Bologna presso l’Accademia Clementina, poi a Roma, dove sitrasferì nel 1773 perfezionandosi nell’indirizzo neoclassico. Tra il 1776 ed il 1777 lasciò Roma, per rientrare in Lombardia, ma si fermò a Faenza, chiamato daiFrati dell’Ordine Fatebenefratelli che gestivano il nuovo Ospedale, per decorare lachiesa con immagini della vita del Fondatore e Patrono del loro Ordine, SanGiovanni.
A Faenza si sposò e fu introdotto alla decorazione ceramica dal suocero PaoloBenini, primo pittore e direttore della Fabbrica di ceramica dei Conti Ferniani; inquesta nuova attività dispiegò un discorso figurativo di rara intensità espressiva,costituendo un capitolo autonomo nella lineare tradizione locale.
Sulle sue stoviglie da pompa, dipinte “a piccolo fuoco “, spiritate macchiettepopolavano paesi appena accennati, il tutto tratteggiato in nero, porpora o ruggine sullo smalto latteo di fondo, oppure tratteggiato in nero di manganese velato a macchia, con un cupo, traslucido verde smeraldo, prontamente detto, a Faenza, “verde Comerio”. L’artista è pertanto da collocarsi tra i più importanticeramografi europei del suo tempo.
Nel 1780 rientrò in Lombardia con moglie e figli, dedicandosi ad una intensaattività figurativa (tempere murali, ex voto, ecc.) in particolare in ville e palazzipatrizi della campagna lombarda e chiese. Morì a Milano nel 1827.
IL DIPINTO – I PATRONI DELLA CHIESA DI TORRE BOLDONE
La Vergine Maria con i Santi Martino di Tours e Margherita
(olio su tela, 220 x 340 cm)
L’eleganza dell’impianto compositivo, le vesti austere, la grazia dei gesti lenti epausati ci portano in un contesto Neoclassico, come pure l’alto basamento inpietra, decorato da un mascherone su cui poggia la Vergine ammantata da unacoltre di nubi.
Ben netta è la separazione tra lo spazio riservato a Maria sovrastata da un angeloreggi cortina e da un gruppo di giovani abbigliate all’antica, rispetto a quellodestinato a San Martino di Tours e a Santa Margherita, i santi protettori dellaparrocchia di Torre Boldone. Le due giovani sulla destra indossano candidi peplie portano acconciature che rimandano alla statuaria classica, mentre le altrevestono abiti e acconciature contemporanei. La Vergine, con lo sguardo rivoltoverso i due santi, trattiene tra le dita affusolate i gigli che spesso l’accompagnano in quanto simboli di purezza.
San Martino è un personaggio poliedrico, a volte raffigurato come legionario chedivide il mantello con un povero, qui si presenta invece nei panni dell’Anziano Vescovo di Tours. Contro la sua volontà gli elettori riuniti a Tours, clero e fedeli,lo elessero Vescovo nel 371. Martino assolse le funzioni episcopali con autorità e prestigio, senza però abbandonare le scelte monacali, fece infatti edificare unmonastero imponendo la regola di povertà, mortificazione e preghiera. Per san Martino, vicino agli umili, la povertà non èun’ideologia, ma una realtà da vivere nel soccorso e nel voto. Qui, nel dipinto diComerio, ha appoggiato a terra la mitria e si inginocchia davanti a Maria, lebraccia aperte in un gesto di supplica mentre con la mano destra pare portareall’attenzione della Vergine l’altra figura, Santa Margherita.
Il nome autentico della santa vergine e martire di Antiochia è Marina ma il suoculto in Occidente si diffuse sotto l’appellativo di Margherita. Figlia di unsacerdote pagano, rimasta orfana di madre, fu allevata da una nutrice cristiana che la istruì nella fede di Cristo portandola al battesimo. Il governatore dellaprovincia pensò di prenderla in moglie, ma Margherita si dichiarò subitocristiana. A nulla valsero, per indurla ad apostatare, le promesse allettanti prima,le minacce poi. Fu torturata, gettata in carcere, dove ebbe visioni demoniache,sottoposta a vari tormenti e infine decapitata.
Nel dipinto di Torre Boldone Margherita con la mano destra regge un libromentre con la sinistra cerca di scacciare, usando una croce, il demonio tentatoreche si era insinuato nella cella del carcere dove era rinchiusa.
IL RESTAURO DI FONDAZIONE CREBERG
«L’intervento – sottolinea Angelo Piazzoli – si manifesta quale gesto di concreta vicinanza alla parrocchia di Torre Boldone, nel segno della liberalità, con ilrestauro diretto del bene culturale affidato a Marco Fumagalli. Nel nostroitinerario di “Grandi Restauri” ci siamo sempre impegnati per consentire il recupero di opere d’arte, con particolare riguardo a quelle legate a una logica di “Pronto Soccorso” che ha raccolto numerose richieste di S.O.S. da parte di Parrocchie che vedevano le loro pale d’altare in grave pericolo perché molto deteriorate. L’obiettivo che ci sta a cuore è di permetterne la fruizione, nelle migliori condizioni di leggibilità, da parte di tutti».
Il lungo e delicato intervento di restauro è stato eseguito da Marco Fumagalli –con la Direzione di Vincenzo Gheroldi, funzionario della Soprintendenza diBergamo e Brescia – in stretta correlazione con il Parroco Mons. Locatelli.
Sui dettagli dell’intervento si sofferma il restauratore incaricato da FondazioneCreberg: Il dipinto presentava sollevamenti di colore e per evitarne la caduta e
dunque la perdita si è provveduto, come richiesto dalla Soprintendenza alconsolidamento in loco degli stessi. Si è scoperto un restauro degli anni Sessanta (rivelato da vecchi frammenti di giornale incollati ai bordi, recanti la data 1965)che non risultava in Archivio. Sono stati quindi progettati eposizionati dei dilatatori appositi per permettere il mantenimento della tensionegiusta della tela su un nuovo telaio ben funzionante .
Una volta spostato il dipinto in studio in tutta sicurezza – prosegue Marco Fumagalli – si è provveduto ad indagini non invasive ed alle fotografieconoscitive di rito. Con le prime prove di pulitura, si è evidenziata la stesuraanomala della parte alta del dipinto: figure stilisticamente un po’ troppo“novecentesche” e una mano diversa rispetto alla raffinata abilità di resa dellaparte bassa; altrettanto il colore ad olio troppo recente, rivelato dai solventi insoluzioni ad azione molto calibrata. Infatti, sotto la vernice molto ingiallita edalterata che offuscava il dipinto, dopo piccoli saggi di pulitura, la stesurasuperiore rivelava un colore sottostante più antico, e seppur senza variazioninella composizione, di una qualità pittorica decisamente migliore e coerente colresto. Si ipotizza che la ridipintura sia servita a “schiarire” la parte alta,decisamente più scura in originale (peraltro discretamente conservato): unaquinta figure ed un panneggio in lacca verde appena visibile nella penombra diuna chiesa offuscata dalla chiusura – in epoca ottocentesca – di due finestroninel tamburo della volta .
LA FRUZIONE DELLA PALA RESTAURATA
Il dipinto restaurato sarà visibile negli orari di apertura della Chiesa dove saràpossibile ritirare un pieghevole con le informazioni sulla pala e sul restauro.
Il nuovo impianto di illuminazione – previsto dal parroco Mons. Locatelli, con ilsostegno di Fondazione Creberg – darà la luce che il dipinto merita, restituendoall’affetto dei parrocchiani la pala d’altare coi santi patroni.
La restituzione del dipinto avviene nel cuore delle celebrazioni dedicate alPatrono San Martino; la Parrocchia di Torre Boldone ha previsto una serata, aingresso libero, di approfondimento sull’opera e sui lavori di restauro, la sera dimartedì 14 novembre 2023, presso la Chiesa Parrocchiale di San MartinoVescovo, con inizio alle 20.45.