San Valentino senza cena
San Valentino amaro per il mondo della ristorazione. Il divieto di cenare insieme non solo rovinerà la serata a 2,5 milioni di coppie, per lo più giovani e giovanissime, ma peserà per altri 230 milioni di euro sui conti di un settore già in ginocchio da ormai un anno.
E non ci sarà alcun beneficio sul piano della sicurezza sanitaria perché i giovani di certo non rinunceranno ad incontrarsi. Con i ristoranti aperti non solo avrebbero potuto passare la serata nel modo che da sempre è il più consueto, ovvero a tavola, ma lo avrebbero fatto in assoluta sicurezza senza dover girovagare in strada alla ricerca di qualche soluzione di fortuna.
Ecco perché Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, torna a chiedere con forza un cambio di passo nelle misure di contenimento della pandemia da Covid19.
“L’aumento quotidiano del numero di persone vaccinate e il progressivo rallentamento della diffusione del virus – sottolinea la Federazione – ci stanno facendo uscire dalla fase acuta dell’emergenza. È il momento di riconquistare un po’ di qualità della vita sempre prestando la massima attenzione ai comportamenti e ai protocolli di sicurezza sanitaria. Bar e ristoranti sono luoghi nei quali è possibile mantenere il giusto distanziamento senza perdere la necessità di stare insieme. Ecco perché, come chiediamo da tempo, vanno riaperti gli esercizi la sera, fino alle 22, in zona gialla e durante il giorno nelle zone arancioni. Il tutto, garantendo i controlli da parte delle forze dell’ordine per mettere all’angolo chiunque, cittadino o impresa, non rispetti le regole. Non possiamo aspettare oltre: sarebbe stato un bel segnale se fosse partito proprio la sera di San Valentino. Perché fermare la voglia di 2,5 milioni di coppie, in particolare giovani e giovanissimi, di stare insieme è impossibile. Meglio lasciare che si incontrino in luoghi sicuri come i locali”.