HIV: Bergamo è tra le prime per risultati raggiunti
HIV: su oltre 300 città nel mondo, Bergamo è tra le prime per risultati raggiunti
a due anni dalla firma del protocollo internazionale.
Dal 2018 sono 8 le città italiane che hanno aderito al protocollo internazionale. Bergamo a due anni dalla firma, è tra le città che ha raggiunto l’obiettivo OMS (90-90-90) per il 2020
A due anni dalla firma della Dichiarazione di Parigi il 18 marzo 2019 a opera del sindaco Giorgio Gori, la città di Bergamo ha rispettato le promesse, raggiungendo ottimi risultati nelle quattro aree di intervento scelte per contrastare il virus: Comunicazione, Inclusione, Informazione, Assistenza e Servizi. I risultati sono stati annunciati ufficialmente oggi con un evento digitale in cui i protagonisti di Bergamo Fast-Track Cities hanno raccontato il loro percorso fatto di tanto impegno e una rete virtuosa.Tra le tante iniziative messe in campo per raggiungere questo importante risultato, per esempio, da novembre 2019, è nato il sito friendlytest.it che è presto diventato un punto informativo per tutte le iniziative, i contatti, gli approfondimenti in tema di malattie a trasmissione sessuale. Il portale è stato raggiunto da 16.341 visitatori che hanno visualizzato 22.861 pagine. Contestualmente sono state attivate le pagine sui principali social media (FB, Twitter, Instagram) che hanno generato 1.242 followers e 196.841 visualizzazioni.Nel 2019 sono stati effettuati ben 700 test per HIV e 208 per HCV. Da giugno 2020, è attivo il Check-point cittadino, un luogo non istituzionale in cui le persone possono ricevere informazioni, supporto, eseguire dei test rapidi, anonimi e gratuiti per HIV, epatite C e sifilide, ma anche uno spazio di ascolto e accoglienza. Dall’apertura, a dicembre 2020, effettuati circa 600 test per HIV e pochi meno per sifilide e HCV compresa la European Testing Week. In fase di lock-down è stato inoltre attivato il servizio SOS farmaci e consegnata terapia a domicilio a 70 persone.Come Bergamo anche altre città italiane hanno firmato il protocollo internazionale: Milano (2018), Firenze e Palermo (2019, Torino, San Remo, Brescia e Latina (2020).Ma cos’è Fast-Track Cities?
Il progetto Fast-Track Cities è una iniziativa globale che si basa sulla libera scelta delle aree metropolitane di impegnarsi a combattere in modo più efficace e mirato l’infezione da HIV. Il primo obiettivo diFast Track Cities è quello di raggiungere la quota 90-90-90 fissata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ovvero: 90% delle persone con HIV diagnosticate, 90% delle persone diagnosticate in terapia e 90% delle persone in terapia con carica virale non rilevabile.Fast-Track si concentra però anche su altri obiettivi come l’eradicazione dell’infezione da HCV, la lotta alla tubercolosi e, non ultimo, il raggiungimento di un quarto 90, che riguarda la percezione di una buona qualità di vita da parte delle persone con HIV e che passa anche attraverso l’abbattimento della discriminazione e dello stigma.La scelta di concentrare l’attenzione sulle aree metropolitane deriva da due fattori fondamentali. Il primo è la consapevolezza che le città rimangono il focus primario di diffusione dell’HIV; il secondo si basa sul presupposto che programmi locali di micro-eradicazione possono risultare più incisivi perché permettono di modulare gli interventi per rispondere in modo preciso alle esigenze e peculiarità locali. Non esiste quindi un modello Fast-Track, ma piuttosto una serie di declinazioni mirate degli interventi localmente più rilevanti ed idonei ad ottenere gli obiettivi comuni.Marcella Messina, Assessore alle Politiche Sociali e Presidente del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci della Provincia di Bergamo, afferma: “Da quando nel 2019 il Sindaco Giorgio Gori ha firmato la dichiarazione di Parigi, intorno a questa idea si sono aggregati molteplici forze sia istituzionali che associative. Il coinvolgimento dei Sindaci ha dato una dimensione provinciale all’iniziativa, allargando di fatto l’azione oltre la dimensione cittadina. La collaborazione con le associazioni ha portato ad inaugurare il Check Point di via Moroni 93 in pieno centro cittadino che, nonostante la situazione critica della pandemia, ha permesso di ampliare l’offerta di test alla cittadinanza ed ha quindi contribuito a migliorare la cultura della prevenzione e della cura della salute.”Ogni Fast Track City sceglie la sua strada, ma può naturalmente prendere spunto dai suggerimenti e dagli esempi di altre realtà metropolitane della rete.Perché percorso o strada? Perché aderire alla Fast Track Cities Initiative non è un punto di arrivo. La firma da parte del Sindaco della dichiarazione di Parigi non è una certificazione di eccellenza, ma piuttosto la sottoscrizione di un impegno formale ad adoperarsi perché le cose evolvano in senso positivo, perché l’impegno di tutti gli attori locali, Amministrazione, Enti Sanitari e Terzo settore, converga in modo unisono sugli obiettivi di fondo.Due anni fa Bergamo ha aderito all’iniziativa ed è tempo di fare le prime valutazioni. La prima stima fondamentale è come si sta affrontando il goal 90-90-90. In Italia, a questo riguardo, uno dei problemi fondamentali è sempre stato l’emersione del sommerso.“La nostra città ha costruito un grande lavoro per la lotta all’Aids: gli indicatori già da tempo dicono che abbiamo superato gli obiettivi posti dall’OMS in termini di persone diagnosticate, persone poste in cura e persone curate in modo efficace in modo da non essere più contagiose, ma ci sono ancora tante persone non informate o male informate, o convinte di essere fuori dall’area di rischio e c’è anche la discriminazione nei confronti dei malati, con quel pregiudizio che nei malati diventa vergogna per cui cercano di non esporsi. Per questo, insieme alle decine di associazioni del Terzo settore che ci sono a Bergamo, il nostro impegno è spingere al massimo l’informazione e la sensibilizzazione. La firma della dichiarazione di Parigi, questo patto con altre città del mondo per condividere, importare ed esportare buone pratiche, e il grande lavoro del progetto Fast Track City ci stanno aiutando a completare l’ultimo passo necessario per abbattere la malattia entro il 2030”. Dichiara il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori.Far emergere il sommerso, cioè portare a fare il test chi non ha mai pensato di farlo vuol dire in primo luogo rendere il test fruibile in ambienti e situazioni diversificate.Paolo Meli, dell’Associazione Comunità Emmaus e portavoce delle organizzazioni aderenti alla rete, congiuntamente a Marco Arlati, Presidente di Arcigay Bergamo Cives, e Paola Pesenti Bolognini, referente di Croce Rossa – Comitato di Bergamo, afferma: “A Bergamo è stato lanciato il progetto Friendly Test che, a partire da un sito informativo/educativo www.friendlytest.it, punta ad offrire l’opportunità di sottoporsi al test rapido, anonimo e gratuito presso il check point cittadino, una realtà non istituzionale dove poter eseguire non solo il test per HIV ma, abitualmente, anche quello per HCV e sifilide. Ma il test, purtroppo con delle limitazioni nei mesi dell’emergenza Covid-19, è stato e sarà portato anche in diverse realtà cittadine sia alla popolazione generale sia in particolari contesti (Università, Centri Sociali, saune e locali gay) che in specifiche situazioni di disagio (marginalità, tossicodipendenza, prostituzione)”.Combattere l’HIV vuole anche dire fare cultura, continua Paolo Meli: “I giovani sono molto ricettivi rispetto ai problemi della salute. Con il progetto #cHIVuoleconoscere abbiamo raggiunto più di 3000 studenti delle superiori sia con informazione sulle malattie a trasmissione sessuale sia con un processo educativo attivo teso a superare lo stigma nei confronti di HIV, anche attraverso lo sviluppo di progetti artistici e di comunicazione sociale ideati dai ragazzi stessi che sono diventati la base della campagna informativa lanciata dall’autunno per promuovere l’accesso al test e il Check Point”.Il 2020 è stato un anno difficile per tutti e la sanità ha dovuto affrontare problemi notevoli.Lo evidenzia Franco Maggiolo, infettivologo ASST Papa Giovanni XXIII: “In un anno di pandemia come il 2020, il rischio che la gestione delle patologie croniche andasse in sofferenza era una evenienza più che reale. Da noi, per quanto riguarda l’infezione da HIV, però, tutti i parametri della Cascade of Care che misura il goal 90-90-90 sono andati migliorando rispetto al 2019. 90-90 90 vuol dire ottenere almeno il 73 % della totalità dei soggetti con infezione da HIV in terapia stabile ed efficace con viremia controllata. Il nostro valore era dell’81.2% nel 2019 ed è salito all’ 82.5% nel 2020. Migliorare la perfomance in un momento di stress è un risultato notevole. Va sottolineato che Bergamo FTC è l’unica città italiana che ha raggiunto il target OMS 90-90-90 con risultati tra i migliori in assoluto anche a livello internazionale.”L’attività di FTCI ha contribuito a questi risultati.Paolo Meli aggiunge: “Durante la pandemia ci siamo chiesti come poter contribuire al mantenimento dell’obiettivo 90-90-90 e venire incontro alle esigenze delle persone con HIV. É così nato SOS farmaci, un programma di distribuzione domiciliare delle terapie antiretrovirali a quelle persone che per motivi di salute o di limitazioni al movimento non potevano recarsi in ospedale a ritirarle”COVID-19 non è l’unica epidemia, Bergamo FTC mantiene alta l’attenzione alla perdurante epidemia da HIV.Marcella Messina conclude: “In questo momento, pur essendo centrale l’emergenza sanitaria e sociale legata all’epidemia da COVID-19, non ci si può dimenticare delle altre problematiche di salute. Per questo,nel mese di novembre,Bergamo ha aderito per la prima volta allaEuropean Testing Week, un evento internazionale che promuove l’esecuzione del test di screening. Da allora, l’attività del Check Point ha subito una impennata (più di 600 test in poche settimane) e, ancora una volta, i giovani hanno aderito in modo entusiastico”Il progetto Bergamo FTC è risultato anche un buon esempio di coalizione tra pubblico e privato che si è manifestata attraverso il supporto incondizionato delle aziende farmaceutiche alle iniziative messe in campo per la lotta all’HIV/AIDS.Raggiunto l’obiettivo OMS per il 2020 (90-90-90), Bergamo FTC rilancia per l’obiettivo 2030 (95-95-95).Nel 2021 si esploreranno nuove possibilità come quella del primo “Check-point diffuso” d’Italia, cioè la possibilità di esportare in modo strutturato e continuativo, l’attività del Check-point in quelle realtà che sono più vicine alla parte fragile della popolazione (ricoveri per senza tetto, ostelli, comunità per migranti) per raggiungere persone che a causa della loro marginalità difficilmente accedono ad alcun servizio istituzionale. In attesa della possibilità di ritornare nelle piazze cittadine, si rilancerà inoltre la partecipazione alla Testing Week Europea e proseguirà con modalità innovative a distanza anche il lavoro di informazione, sensibilizzazione e formazione con gli studenti delle scuole superiori della Provincia. Un’altra importante nuova iniziativa sarà la Friendly App, scaricabile gratuitamente da Google Play e Apple Store a partire dal prossimo mese di maggio, per la prenotazione dei test HIV, HCV e Sifilide presso il Check Point di Bergamo e integrata con molte altre funzionalità collegate al benessere psico-fisico.
Il progetto patrocinato dal Comune di Bergamo, Regione Lombardia ASST Papa Giovanni XXIII e ATS Bergamo, Consiglio dei Sindaci Bergamo è sponsorizzato dalle aziende farmaceutiche Gilead Sciences, Janssen, ViiV Healthcare, MSD, in collaborazione con A.L.T (Associazione Lotta delle Tossicodipendenze Onlus), Arcigay, Caritas Bergamasca, Cives Arcigay Bergamo, Comunità Emmaus, Cooperativa di Bessimo Onlus, Croce Rossa Italiana Comitato di Bergamo, Il Pugno Aperto cooperativa sociale, La Melarancia Onlus, L’impronta cooperativa sociale, Micaela Associazione onlus, Ufficio Scolastico territoriale di Bergamo.