Superbonus: uno studio di Ance Brescia su tutti gli effetti generati
Il commento del presidente Massimo Deldossi su una misura che ha contribuito all’incremento del Pil dell’8,9% nel 2021, con un impatto di 195,2 miliardi di euro. Senza la cessione del credito e lo sconto in fattura si spegne il fervore degli investimenti di riqualificazione. Nel 22 nel bresciano 2,3 miliardi di lavori grazie ai bonus
“L’eliminazione dello sconto in fattura e della cessione del credito determineranno la fine dello slancio dei bonus ai quali si è assistito sino ad oggi, limitando la possibilità di accesso ai lavori di riqualificazione ai soggetti più abbienti. I costi affrontati dallo Stato per sostenere la misura sono indubbi, ma alla luce dei guadagni ottenuti e in una visione a lungo termine che punta al futuro del paese, un cambio di prospettiva è necessario. Una misura come il Superbonus non è una spesa, ma un investimento che ricade direttamente in termini positivi sull’ambiente, la società, il Pil del paese, il benessere dell’economia, lo sviluppo del mercato interno e il miglioramento della qualità della vita per i cittadini – dichiara il presidente di Ance Brescia, Massimo Angelo Deldossi, commentando l’approfondito studio sul tema effettuato dall’associazione degli imprenditori edili bresciani, per poi continuare – certamente, il Superbonus andava rivisto, eliminando le tante storture di cui le prime vittime sono cittadini ed imprese e non affossato”.
Lo studio di Ance Brescia su dati provenienti dalle fonti più autorevoli sul Superbonus 110% esamina in modo oggettivo le conseguenze sociali, ambientali ed economiche generate dalla normativa. L’analisi parte dal confronto sull’utilizzo degli incentivi pre e post agevolazioni fiscali. I dati dimostrano come gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio siano stati sostenuti dall’introduzione di misure incentivanti e dal loro potenziamento. Dal 1982 al 2021 lo studio evidenzia tre consistenti salti che hanno caratterizzato l’andamento degli interventi di riqualificazione. Quello del 1998 è ascrivibile al varo delle prime misure fiscali di agevolazione che prevedevano un’aliquota di detrazione del 41% per gli anni 1988 e 1999 e successivamente del 36% dal 2000 al 2005; il secondo, nel 2013, all’aumento delle detrazioni al 50% e l’innalzamento dei limiti massimi di spesa per unità immobiliare; l’ultimo è legato all’ulteriore potenziamento dello strumento, nel 2020, con un conseguente rapido tasso di crescita. Le nuove norme incentivanti del 2020 e nel dettaglio l’introduzione dello sconto in fattura e della cessione del credito hanno portato a registrare una forte accelerazione degli investimenti in interventi di riqualificazione edilizia. Secondo le stime del Cresme nel 2021 la spesa di investimenti incentivati è stata pari a 51,242 miliardi di euro, ben 23 miliardi in più rispetto al 2019.
I numeri bresciani. Dall’elaborazione per Ance Brescia del Cresme dei dati Omi, l’Osservatorio del mercato immobiliare, strumento utilizzato dall’Agenzia delle Entrate, il valore degli investimenti legati a incentivi nel settore edilizio di città e provincia nel 2022 è stato di 2,3 miliardi di euro, pari all’84% del totale impiegato per il rinnovo residenziale. L’impatto creato dal recupero incentivato è stato di 23mila occupati diretti ai quali sono da aggiungere 11.500 indiretti per un totale di 34.500 occupati. Gli investimenti incentivati nella provincia bresciana sono passati dai 286 milioni del 2008, agli 813 del 2018, saliti rispettivamente a 838 e 833 milioni nel 2019 e nel 2020, quindi raddoppiati a 1.923 milioni nel 2021 e a 2.300 milioni nel 2022. Il valore della produzione delle costruzioni a Brescia nel 2022 supera i livelli precrisi 2007. Nel 2022 il valore della produzione delle costruzioni in provincia di Brescia è stato 7.574 milioni di euro, contro i 6.185 del 2021. Si tratta di una crescita a valori correnti di 1.389 milioni, pari al + 22,5%. Considerando però la variazione dei prezzi, in quantità il mercato è cresciuto dell’11,4%. La principale attività in atto nel settore delle costruzioni è data degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sul patrimonio esistente, si tratta nel 2022, di 1,1 miliardi di manutenzione ordinaria e di 3,9 miliardi di manutenzione straordinaria che interessano il patrimonio residenziale, quello non residenziale e quello delle opere pubbliche. 2,7 miliardi di interventi di manutenzione straordinaria sono dedicati al patrimonio residenziale.
Il panorama nazionale. Dalle rilevazioni Enea al 28 febbraio 2023, il totale delle asseverazioni depositate è di 384.958 a fronte di un valore degli interventi completati di 53,2 miliardi di euro. Rispetto all’intera somma delle asseverazioni, 54.860 (il 14% del totale) hanno riguardato i condomini, tipologia che più di tutte avrebbe dovuto beneficiare del provvedimento, a seguire 221.138 (58%) sono state le richieste che hanno interessato gli edifici unifamiliari e 108.954 (28%) le unità immobiliari dipendenti, quali villette a schiera. Tali interventi hanno comportato un totale complessivo di investimenti ammessi a detrazione pari a 68,5 miliardi, anche questi suddivisi per tipologia di edificio: 32,8 miliardi per i condomini, 25,2 miliardi per gli edifici unifamiliari e 10,5 miliardi per le unità immobiliari indipendenti.
I 68,5 miliardi di euro degli interventi agevolati generano un onere a carico dello Stato pari a 75,4 miliardi di euro (fonte dati Enea). Ma dopo gli ultimi pareri di Istat ed Eurostat è possibile una più serena lettura degli effetti della misura. Infatti, dichiarando che i bonus edilizi sono da contabilizzare come spesa pubblica nell’anno di avvio, e non diluiti nell’intero periodo in cui quest’ultimi generano il diritto alla detrazione d’imposta, l’impatto del provvedimento è contenuto dato che il biennio ’20-’21 è neutro per le decisioni comunitarie a seguito della pandemia, senza conseguenze negative sui conti statali degli esercizi successivi.
Il Superbonus ha contribuito alla crescita del Pil. Secondo il Cresme su dati Nadef, gli interventi asseverati in Superbonus, hanno generato un incremento, nel 2022 del 22% pari al 2,5% del Pil e hanno lasciato al 2023 di 14 miliardi di euro di contributo alla crescita. Nel 2021 la maxi-agevolazione, con investimenti pari allo 0,9% del Pil, ha generato l’8,9% della crescita. Lo sconto in fattura e la cessione del credito hanno contribuito a superare i problemi che limitano la possibilità di fruire dell’agevolazione per quei contribuenti con vincoli di liquidità nel finanziare l’intero importo dei lavori e con un reddito insufficiente. Infatti, secondo i dati Nomisma la maggioranza dei beneficiari del Superbonus sono italiani, con un reddito medio-basso, nel 28% dei casi impiegati, residenti in comuni con un numero di abitanti compreso tra 40.000 e 100.000 abitanti (15%) e proprietari di un appartamento in condominio composto al massimo da 8 unità abitative (25% del totale). Sulla base delle informazioni fornite dall’indagine presentata durante l’audizione parlamentare del 2 marzo dalla presidente dell’Ufficio di Bilancio Lilia Cavallari, si riscontra inoltre che l’erogazione degli incentivi del Superbonus ha interessato per il 70% la fascia d’età dai 31 ai 65 anni, il 26,7% gli over 66 e il 2,9% i giovanissimi under 30. Oltre l’80% ha riguardato abitazioni di residenza a fronte di un 15% che ha interessato altre abitazioni.
Effetti positivi su molti settori economici. La spesa aggiuntiva in costruzioni derivante dal Superbonus ha generato nuova crescita non solo dell’edilizia ma di tutti settori fornitori di semilavorati, prodotti intermedi e servizi necessari al processo produttivo. L’impatto del 110 sull’economia nazionale è stato pari a 195,1 miliardi di euro: 87,7 miliardi di effetto diretto, 39,6 miliardi di effetti indiretti e 67,8 miliardi di indotto. Nei vantaggi sono inclusi anche le migliorie ambientali apportate. Chi ha beneficiato della misura ha ottenuto un risparmio medio in bolletta di 964 euro all’anno. Emerge, infatti, una riduzione totale delle emissioni di CO2 in atmosfera, stimata in 1,42 milioni di tonnellate, considerando che l’ambiente costruito è responsabile mediamente del 40% del totale con punte fino al 70% nelle grandi città. Da non trascurare, infine, l’impatto sociale genato che si è tradotto in maggior occupazione, pari a 992.000 nuovi addetti totali.