News03/04/2023

I nodi dei giardini del Paradiso

I nodi dei giardini del Paradiso

Uno straordinario progetto espositivo raccoglie 35 tappeti antichi accanto alle trame di artisti moderni, da Alighiero Boetti a Sheila Hicks, opere contemporanee e proiezioni multimediali in un’unica installazione site-specific.

 

Fondazione Tassara ha deciso di mettere a disposizione, in occasione delle manifestazioni legate a Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, una parte della sua inestimabile collezione di tappeti, donata da Romain Zaleski, con l’obiettivo di fare conosce e apprezzare al grande pubblico alcuni manufatti abitualmente destinati all’esposizione in mostre temporanee nei maggiori musei del mondo. Unitamente a Fondazione Brescia Musei, co-promotore del progetto, ha affidato a LETIA – Letizia Cariello e Giovanni Valagussa la curatela della mostra I nodi dei giardini del Paradiso, che si terrà dal 1° aprile al 5 novembre 2023 presso i nuovi spazi, restaurati e riaperti al pubblico dopo circa quindici anni, nel Grande Miglio del Castello di Brescia, ove è allestito al piano inferiore anche il Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia.

Il progetto espositivo raccoglie una preziosa selezione di 35 tappeti dell’area del Turkestan, scelti all’interno dell’ampio corpus della collezione Zaleski, che per la prima volta vengono esposti al pubblico accanto a un nucleo di opere di arte contemporanea legate al tessile di Alighiero Boetti, Herta Ottolenghi Wedekind, Sheila HicksIbrahim Mahama e Raùl De Nieves, che in modo innovativo saranno inserite, insieme alla proiezione multimediale su un grande schermo a vela di Wladimir Zaleski, in un’unica e inedita installazione site specific realizzate da LETIA – Letizia Cariello. Uno “spazio morbido” fatto di stoffa, fili, corde tese e tappeti appesi come stendardi o gonfaloni.

Fondazione Tassara e Fondazione Brescia Musei hanno deciso di rendere il biglietto d’ingresso alla rassegna gratuito al fine di coinvolgere, incuriosire, far scoprire al grande pubblico un mondo la cui arte affonda nei secoli dalla Cina alla Spagna senza soluzione di continuità, dove non solo arte antica e contemporanea dialogano, ma producono anche una nuova opera d’arte.

Parallelamente alla mostra a Brescia è stata organizzata a Bergamo la seconda edizione di Hortus Conclusus con l’apertura di tre Palazzi antichi di città alta, Palazzo Agliardi, Palazzo Terzi, Castello di Valverde, facenti parte del programma delle Dimore storiche. All’interno dei palazzi saranno proposti 13 tappeti molto rari, risalenti ai secoli XVI e XVII, le cui tipologie prendono il nome da importanti pittori del Rinascimento: Ghirlandaio, Lotto e Tintoretto. Il pubblico potrà così, durante alcuni fine settimana (in particolare domenica 16, 23, 30 aprile, 7, 14, 21 maggio, 17, 24 settembre e 1° ottobre), ammirare eccezionalmente queste antiche opere d’arte all’interno di dimore normalmente abitate dai proprietari.

Le due iniziative sono sostenute da Fondazione Cariplo e dalla Fondazione della Comunità Bresciana.

Il titolo della rassegna bresciana rinvia ai fili dei tappeti annodati attorno alla trama e all’ordito, che rievocano terreni magici, paradisiaci, luoghi del sacro e della preghiera, ambienti caldi e confortevoli, oasi nel deserto. È proprio il tema del viaggio che ha guidato la scelta, all’interno della collezione Zaleski, una delle più complete raccolte private esistenti al mondo, composta da oltre 1330 tappeti provenienti da ogni parte dell’Eurasia e del Nord Africa, dei 35 tappeti antichi, tutti circoscritti a un’area specifica. Si tratta dell’immensa distesa dell’Asia centrale, in quel territorio che complessivamente è definito Turkestan, che si estende dal Mar Caspio fino alla Cina occidentale e che comprende paesi tra i più affascinanti al mondo per gli straordinari paesaggi e la natura incontaminata, nei quali si snodavano le vie carovaniere che costituivano la ‘Via della Seta’.

«Credo che I nodi dei giardini del Paradiso sia un titolo suggestivo e particolarmente azzeccato per questa magnifica esposizione», commenta Laura Castelletti, vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Brescia. «Ci trasporta immediatamente nell’atmosfera de Le mille e una notte, quel luogo in Oriente fra il magico e il reale, terra patria dei tappeti più pregiati e sontuosi che, non a caso, qui vengono trattati come opere d’arte a tutti gli effetti. Fondazione Tassara e la famiglia Zaleski hanno fatto alla città, ancora una volta, un grande regalo: l’esposizione che inaugura gli spazi riqualificati del Grande Miglio, e li restituisce alla fruizione di tutti, è un tuffo nell’Asia Centrale, luoghi tanto lontani che oggi invece sono qui, in mezzo a noi, in uno degli spazi più simbolici della Brescia ricca di cultura, il nostro Castello. Fondazione Brescia Musei e la curatela di LETIA – Letizia Cariello e Giovanni Valagussa hanno dato vita a un allestimento che arricchisce ulteriormente il già altissimo valore artistico di questa mostra, che invito davvero tutti a visitare».

Come sottolinea Francesca Bazoli, presidente di Fondazione Brescia Musei, «Fondazione Brescia Musei ha desiderato fortemente la realizzazione del meraviglioso progetto espositivo che oggi presentiamo e vi ha quindi contribuito mediante il coinvolgimento della propria struttura museale confermando il proprio ruolo di vero e primario istituto di cultura e di promozione artistica a servizio della comunità bresciana. Questo progetto imprime un’ulteriore sottolineatura circa il ruolo del linguaggio dell’arte contemporanea nella valorizzazione del patrimonio antico, in questo caso la collezione dei tappeti della Fondazione Tassara. Abbiamo quindi condiviso l’idea di una realizzazione di tipo installativo e artistico dell’allestimento, opera d’arte totale di LETIA – Letizia Cariello, che trasforma la mostra espositiva in un progetto vivo, dinamico e immersivo. In questi termini il progetto marca anche una direzione molto importante per il nuovo spazio del Grande Miglio, connesso allo stupendo Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia, la cui potenzialità è chiaramente rivelata dalla proposta odierna».

Come osserva Flavio Pasotti, presidente di Fondazione Tassara, «il mandato di Fondazione Tassara non è solo custodire una inestimabile collezione di tappeti, espressione artistica di culture diverse tra loro declinate con una straordinaria profondità storica e geografica: è anche, attraverso la messa a disposizione della collezione, dare la possibilità di continuare a produrre arte e diffondere conoscenza come in questo caso dove arte antica e contemporanea fondono cinque secoli di storia con una coraggiosa operazione all’interno di installazioni site specific, non limitandosi ad “esporre”, ma alimentando e sostenendo la creatività in ogni forma d’arte».

Si tratta – dichiara Giovanni Valagussa, curatore della mostra – di «una mostra che vuole ricordare il millenario legame tra Oriente e Occidente; ricordare città mitiche come Bukhara, Samarcanda, o Tashkent; ricordare la cultura misteriosa e affascinante dei nomadi che si spostavano in queste aree senza confini; ma anche ricordare le donne che oggi in Afghanistan combattono per la loro dignità e per una parità assurdamente negata».

Come precisa LETIA – Letizia Cariello, curatrice della mostra, «i preziosi tappeti vengono presentati non in un allineamento tradizionale di ispirazione museale, ma diventano a loro volta parti costituenti di una grande e articolata opera di arte contemporanea. Si tratta di un Gesamtkunstwerk [opera d’arte totale], costituito sostanzialmente da quattro elementi insediati l’uno nell’altro a formare una sorta di Matrioska offerta allo spettatore, in modo da invitarlo a diventare attore e, infine, parte costituente dell’installazione complessiva».

Realizzate appositamente per la mostra, le inedite installazioni Beauceant e Aracne di LETIA – Letizia Cariello. La prima è costituita dai tappeti stessi montati su telai sostenuti da carrucole, bitte marinare e staffe di acciaio con l’ausilio di cordami da vela rossi che percorrono lo spazio arrotolandosi sulle travi del soffitto, in un gioco di intrecci che ricorda il reticolo delle sartie dei velieri.  La seconda è una sorta di labirinto che accompagna il cammino dei visitatori e si snoda grazie a una sequenza di maniglie passamano di acciaio lucidato a specchio disegnate dall’artista, attraversate da un lungo cordone rosso che guida le persone come seguendo il mito antico del filo d’Arianna. L’orchestrazione di questi elementi s’ispira idealmente alla Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri, a fianco della Scuola Normale Superiore di Pisa, le cui pareti, accanto ai tradizionali elementi di ispirazione religiosa, accolgono vessilli e trofei della Battaglia di Lepanto.

A completare il percorso, il grande schermo a vela con le suggestive immagini colori e suoni del videomaker e videoartist Wladimir Zaleski, i manufatti tessili realizzati da eccezionali artisti del XX secolo quali Herta Ottolenghi Wedekind, e in tempi recentissimi da Alighiero BoettiSheila HicksIbrahim Mahama e Raùl De Nieves, e il lavoro di LETIA stessa, Thinkerbell. Si tratta di una grande gabbia di ottone, posta nella navata centrale, all’interno della quale verrà riprodotta la musica di Bach. Grazie anche alla collaborazione con la Fondazione del Teatro Grande di Brescia, la musica sarà eseguita dal vivo, in diverse circostanze, dal Bazzini Consort che suonerà all’interno dell’opera, in un peculiare connubio di percezione uditiva e visiva.

 

Foto: ph. Luca Zanon

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